Educazione affettiva: prevenzione primaria in ambito scolastico.
di Ilenia Andreolli-Stefano Demozzi-Vittoria Soncin
“Uomini e donne si diventa comunque, in ogni epoca…, indipendentemente dalla presenza di qualcuno che spieghi come nascono i bambini o indichi come fare ad acquisire un’identità di genere; si può pensare che la storia dell’educazione sessuale sia la storia degli uomini, delle donne e del loro vivere assieme”…. Fabio Veglia
In occasione del progetto di “Educazione Affettiva” rivolto alle otto classi quinte delle scuole primarie dell’Istituto Comprensivo Trento7-Rita Levi Montalcini (Pigarelli, Sant’Anna, Meano e Vigo Meano), vogliamo riflettere sull’importanza di toccare questi temi con bambini e ragazzi.
Il progetto consisteva in due incontri da un’ora e mezza ciascuno, mirati a rafforzare la consapevolezza di sé, delle proprie emozioni, del proprio corpo e del rapporto con gli altri.
Con il termine affettività, infatti, si indica proprio quell’insieme di emozioni e sentimenti positivi e negativi in risposta al mondo che ci circonda. Si tratta dunque di una condizione necessaria per lo sviluppo dei rapporti intra e interpersonali.
Prima dello svolgimento di tali laboratori, agli alunni è stata data l’opportunità di scrivere delle domande anonime riguardanti i vari aspetti dell’affettività. In media sono state raccolte più di 35 domande per classe, incentrate per la maggior parte sui temi della sessualità, dei rapporti interpersonali e dei cambiamenti del corpo dovuti alla crescita. Proprio a partire da queste curiosità e domande sono state svolte delle attività creative-espressive di gruppo e di discussione in classe, le quali hanno permesso di riflettere su tali tematiche e di trovare una risposta alle domande di partenza. I laboratori avevano come scopo anche quello di stimolare un clima di classe positivo, basato sull’ascolto ed il rispetto dei vari componenti. Durante questi momenti di confronto, i bambini hanno ricevuto l’aiuto e la supervisione da parte della Dott.ssa Ilenia Andreolli, la Dott.ssa Vittoria Soncin e il Dott. Stefano Demozzi.
Terminati i due laboratori, a metà dicembre, si sono svolti due incontri, prima con il team docenti e successivamente con i genitori dei bambini. Durante il momento di restituzione con gli insegnanti è stato descritto brevemente il progetto ed è stato riportato anche il funzionamento di ciascuna classe durante i laboratori. Sono quindi stati evidenziati i punti di forza e le eventuali criticità di ogni gruppo, proponendo anche degli spunti e suggerimenti per migliorare il clima ed i rapporti di classe.
I docenti hanno inoltre avuto l’opportunità di riportare delle osservazioni non solo sul progetto stesso, ma anche sull’impatto che quest’ultimo ha avuto sugli atteggiamenti dei bambini all’interno dell’ambiente scolastico. Durante l’incontro con i genitori, invece, dopo aver fornito una panoramica del progetto, è stato concesso loro uno spazio di riflessione e la possibilità di formulare domande riguardanti i laboratori stessi e su come affrontare la tematica dell’affettività con i propri figli nell’ambiente domestico.
Questi laboratori hanno messo in luce la forte necessità di trattare la tematica dell’affettività in tutte le sue sfaccettature, già a partire dalla scuola primaria.
In questo periodo di vita, infatti, sorgono i primi dubbi e domande riguardo alla sessualità, a come gestire i rapporti interpersonali e, in maniera particolare, alla crescita e ai cambiamenti del corpo. Tutto ciò potrebbe portare anche allo sviluppo di nuove emozioni e sentimenti, che non sempre risultano facili da comprendere o da gestire.
Per un adulto, spesso, può risultare complesso affrontare specifici argomenti con i bambini, magari per la convinzione che non abbiano l’età giusta per conoscere determinate dinamiche oppure per il fatto che certe tematiche possono provocare imbarazzo, costituendo ancora oggi dei veri e propri tabù.
L’utilità del progetto “Educazione Affettiva” risiede nella possibilità di affrontare l’argomento in un contesto protetto privo di pregiudizi e aperto all’ascolto. Infatti, confrontandosi con figure professionali e neutrali, in quanto estranee al contesto scolastico o familiare, i bambini potrebbero sentirsi più liberi nel porre domande o esporre riflessioni su argomenti che sono per loro motivo di imbarazzo o curiosità. In questo modo, si andrebbe anche a prevenire la ricerca di informazioni sul Web, che se da un lato al giorno d’oggi costituisce una grande risorsa, alla quale tutti abbiamo facile accesso, dall’altro può nascondere diverse insidie. I bambini o i ragazzi potrebbero infatti attingere a fonti non attendibili, le quali non fanno altro che formare o rafforzare convinzioni imprecise o, nel peggiore dei casi, non veritiere.
L’educazione all’affettività nelle scuole risulta essere utile anche per accompagnare i bambini nel loro processo di crescita, caratterizzato sia da cambiamenti esterni, che riguardano quindi il corpo, sia interni, quindi mentali ed emotivi. Tale progetto risulta d’aiuto per prendere maggiore consapevolezza delle proprie sensazioni e sentimenti, imparando ad accettarli e a gestirli nella maniera più funzionale possibile. Si potrebbe inoltre favorire la costruzione di un clima di classe positivo, aperto all’ascolto e alla comprensione, lavorando in particolar modo sull’empatia, ovvero la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni altrui, pur mantenendole distinte dalle proprie.
In sintesi, un progetto di prevenzione incentrato su questi temi deve potersi poggiare su questi punti cardine con questi obiettivi: alfabetizzazione delle emozioni e dei sentimenti; stimolare domande e momenti riflessivi; lavorare sulla creazione della rete educativa; stimolare la narrazione; considerare la dimensione ludica, riproduttiva e narrativa; favorire la condivisione e l’accoglienza della diversità; attivare atteggiamenti di ascolto empatico, conoscenza di sé e dell’altro.